Wikipedia e Massoneria in Italia. Numeri e riflessioni

Non è cosa da poco per un Ordine massonico, che ha appena sei anni di vita, essere la terza organizzazione massonica sul territorio nazionale, considerando che secondo i calcoli della Commissione parlamentare antimafia del 2017, le comunioni massoniche era circa 180.

A questo punto, la domanda è: se l’OMTI con circa un migliaio di membri è la terza organizzazione massonica in Italia, le altre, quelle che vengono dopo di essa, che consistenza hanno?

Si scopre così che la maggior parte di queste piccole realtà associative è composta per lo più di micro-obbedienze:  5, 10, 12, 15, 20, logge, che vanno da un minimo di 50-60 iscritti a 250-300.

Sono dati empirici, ricavati da letture di libri, giornali, siti web, perché purtroppo  non sono dati certi, obiettivi, verificabili, perché manca qualsiasi forma di controllo. Vige solo l’autodichiarazione, dove quasi mai si rispetta la realtà dei fatti ma l’autocelebrazione che, non di rado, sfocia nel ridicolo, come il caso di quella obbedienza meridionale, pressoché sconosciuta, che denunciava una consistenza di cinquemila fratelli. Una evidenza mancanza del senso del ridicolo.

C’è da chiedersi che cosa differenzi le 180 o 200 comunioni massoniche tra di loro, dato che tutte fanno massoneria. Se si leggono le Costituzioni di quelle comunioni che le hanno pubblicate sul web, ci si accorge che le differenze sono minime l’una dall’altra. Può cambiare l’equilibrio di potere, tra l’assemblea, il consiglio dell’ordine e il gran maestro; così come può variare il fine, tra la conoscenza di sé e/o del mistero divino, e l’intervento dell’iniziato nella società. E allora, ci si chiede, che senso ha questa moltitudine di comunioni se dicono e fanno tutte più o meno la stessa cosa? Non sarà forse una questione di potere personale o di fazione, che dal momento in cui fallisce ogni mediazione, trova soluzione in una scissione?

Come si può sopperire a tutto questo?  Diciamoci innanzitutto che anche questo aspetto della realtà massonica italiana rientra nel concetto di “trasparenza”.  Non è lecito truccare i numeri, presentandosi si pubblicamente per ciò che non si è. Anche per questo è necessaria una legge dello Stato che disciplini le associazioni massoniche, per esempio, un albo pubblico dove sono iscritte con la loro consistenza numerica, le loro sedi, le loro costituzioni e/statuti. Già sarebbe una grande passo avanti che porterebbe chiarezza in un settore sociale abbastanza confuso pe mancanza di regole.

Una spinta in più verso l’adeguamento delle strutture massoniche alle esigenze attuali potrebbe essere la confederazione delle comunioni italiane, quelle vere ovviamente, non quelle che esistono solo sulla carta  o solo quando i loro gran maestri e sovrani si mettono in parata all’oriente nei loro meeting annuali. Una vera confederazione di vere comunioni, invece, dovrebbe avere come obiettivo prioritario la tutela di diritti dei massoni nei confronti dello Stato italiano, a cominciare da quello del diritto all’esistenza dell’associazionismo massonico; ad essere consultata in situazioni operative come, ad esempio, le ricerche di studio, le consulenze a strutture istituzionali, come le commissioni parlamentari o regionali, gli osservatori della legalità, le procure, dato che chi assurge a fama di “esperto” di questioni massoniche, pur non essendo massone, poi si rivolge a conoscenti massoni per capire determinate dinamiche.

Una vera confederazione di comunioni dovrebbe realizzare significativi eventi culturali pubblici con il contributo di tutti, massoni e non massoni. Una buona  produzione culturale sarebbe una delle più efficaci difese della massoneria italiana, occasioni in cui vengano dibattuti temi di attualità sociale o problematiche massoniche. Si pensi ai Saloni del libro massonico, così diffusi in Francia, e sconosciuti in Italia, a parte quello annuale organizzato dal GOI in occasione del suo meeting riminese, che però non è indipendente ma soggiace alla politica di quell’obbedienza. In Francia il sistema funziona perché i vari Salons sono organizzati non da una ma da dieci obbedienze che si sono confederate tra di loro, e possono proporre un’offerta culturale pluralista delle varie tendenze massoniche e indipendente da qualsiasi politica obbedienziale.

Ma purtroppo ancora su questo aspetto dell’esigenza confederativa  le comunioni italiane manifestino scarsa sensibilità, non comprendendo che proprio procedendo isolatamente, si va verso l’assoggettamento a normative liberticide e, infine, verso l’estinzione.